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FLANNERY O' CONNOR

 

 

 

LA VITA

"Un bisogno disperato degli altri, che rimane inappagato, può farti prendere un indirizzo creativo".

Flannery O' Connor nasce nel 1925 a Savannah in Georgia. I suoi genitori sono di origine irlandese e religione cattolica, una minoranza nel Sud degli Stati Uniti.

A sei anni nasce la sua passione per i pennuti domestici. Insegna ad un pollo a camminare all'indietro: arriva da New York un operatore televisivo per riprendere bambina e pollo in azione.

"Ho fatto i primi sei anni di scuola dalle suore. Fra gli otto e i dodici anni avevo l'abitudine di chiudermi ogni tanto a chiave in una stanza e facendo una faccia feroce, vorticavo torno torno coi pugni serrati scazzottando l'angelo. Si trattava dell'angelo custode che, secondo le suore, non mi mollava un attimo."

A dodici anni comincia a disegnare e a scrivere poesie e racconti per i genitori.

Il padre si ammala di lupus eritematoso, una malattia che attacca il sistema immunitario.

Si trasferisce con la madre a Milledgeville, dove condivideranno la casa con la numerosa famiglia materna. Il padre le raggiungerà ben presto, costretto dalla malattia ad abbandonare il lavoro ad Atlanta.

Il padre muore quando lei ha sedici anni. Da allora vivrà con sua madre, cui la legherà un profondo rapporto. Anche se forse proprio  quest'ultima le fornirà il modello per creare le insopportabili genitrici che popolano i suoi racconti.

Finite le scuole superiori, frequenta la Georgia State College for Women, ad un solo isolato da casa, laureandosi in Sociologia nel 1945.

Segue il Writers' Workshop presso la State University of  Iowa ottenendo una laurea in Lettere.
Il manoscritto della tesi di Master comprende i suoi primi sei racconti: Il geranio, Il barbiere, La lince, Il raccolto, Il tacchino, Il treno.

In questo periodo le sue letture subiscono un grande incremento. Da piccola aveva letto i miti greci e romani; più tardi, e per moltissimo tempo, era stata  affascinata da Edgar Allan Poe di cui diceva: "per me i suoi racconti continuano a svettare su tutto, per giunta sono convinta che li ha scritti tutti da ubriaco". Ora  legge gli scrittori del Sud come Faulkner; ma anche Joyce; i romanzieri cattolici; i russi: Dostoevskij, Turgenev, Cechov e Gogol; Conrad, di cui è grande ammiratrice; Flaubert; Balzac; Kafka; Hawthorne, a cui si sente affine; Henry James, di cui apprezzava enormemente lo stile; Celine, benché fosse un fascista; Nabokov; Simone Weil, la cui vita è per lei una miscela quasi perfetta di Comico e Terribile.
E ogni sera prima di andare a letto legge la  Summa di San Tommaso.

Quando è lontana da casa ogni giorno va a messa e scrive alla madre.

La madre eredita una fattoria, che apparteneva alla sua famiglia da prima della guerra di Secessione. Ci sono cinquecento acri di campi e mille di bosco; madre e figlia vanno ad abitarci. "Qui di notte sembra di essere nella giungla, perché i pavoni urlano e strepitano alla minima perturbazione atmosferica o rumore meccanico...Ci Passo le ore seduta con loro sui gradini del cortile".

Nel 1948-49 accetta l'invito della Yaddo Foundation, una colonia di artisti, e vi trascorre i mesi di giugno e luglio. Qui fa amicizia con alcuni scrittori tra cui Robert e Sally Fitzgerald. Sarà loro ospite pagante in Connecticut durante la redazione del suo primo romanzo.

Tornata a casa le viene diagnosticata la stessa malattia che ha ucciso il padre. Ha inizio il calvario delle cure.
Accetterà stoicamente la sua sorte appoggiandosi alla sua fede religiosa per dare un senso alla malattia.

Nel 1952 viene pubblicato The Wise Blood (La saggezza nel sangue), il romanzo che le darà successo e notorietà, e da cui John Huston ricaverà un film.
Il senso del titolo  è che spetta alla saggezza del sangue condurre i protestanti del Sud alla grazia, visto che non hanno i sacramenti.
Il protagonista del libro è Hazel Motes, un militare congedato che abbandona la sua fede per fondare una nuova religione, la "Chiesa senza Cristo".

Comincia a dipingere scene di vita alla fattoria e a pubblicare racconti. "Io lavoro solo un paio d'ore al giorno perché è tutta l'energia che ho a disposizione, ma in quelle due ore non permetto a niente di interferire. Il fatto è che se non ti metti seduta tutti i giorni, al momento buono tu non ci sei."
Nonostante le restrizioni impostele dal male, nel suo ambiente trovava  tutto ciò di cui aveva bisogno per scrivere. La O' Connor amava la vita nella sua quotidianità. Tutto questo, dice Pietro Citati, suscitava in lei una curiosità una passione conoscitiva e un divertimento non minore di quello con cui Omero seguì le avventure di Ulisse.

E' costretta ad usare il bastone per camminare.

Riceve una lettera da una giovane donna di Atlanta: la misteriosa A con la quale intavolerà un importante rapporto epistolare.
Nel corso del tempo porterà avanti molte amicizie intense e appassionate attraverso la corrispondenza.
Dopo la sua morte, Sally Fitzgerald curerà l'edizione americana delle sue lettere. Intitolerà la raccolta The Habit of Being, ricavandolo dall'uso che Flannery faceva della parola habit: non meccanica abitudine, ma qualità essenziale per l'artista.
Nelle Lettere la scrittrice parla delle sue opinioni letterarie, dei suoi libri, delle sue letture, ma anche della sua malattia e delle sue credenze religiose.
Non sono lettere convenzionali, la scrittrice esprime le sue opinioni in maniera molto diretta, esaminando con piglio rude le sue vedute e quelle altrui.

Nel 1957 alla televisione trasmettono l'adattamento di un suo racconto, con Gene Kelly protagonista: per Milledgeville è la gloria.

Nel 1958 fa un viaggio in Europa; va in visita dal papa Pio XII e in pellegrinaggio a Lourdes.

Nel 1962 pubblica The Violent Bear It Away (Il cielo è dei violenti).
Come il precedente, anche questo romanzo è rappresentativo della sua  visione del Cristianesimo.
Il tema è sempre il conflitto tra l'attrazione per il sacro e la miscredenza: il giovane Francis Marion Tarwater è stato allevato dal fanatico e tirannico prozio Mason per essere un profeta e perché sia in grado di seppellirlo cristianamente, al momento buono, in modo che il suo corpo possa affrontare integro il Giorno del Giudizio e la Resurrezione della Carne.
Quando Mason muore, Francis rifiuta la sua missione e soffre i tormenti del dubbio. Per un certo tempo è tentato di avvicinarsi al razionalismo umanistico, rappresentato da suo zio George Ryber, ma all'improvviso ha una visione che lo induce ad accettare la sua chiamata.

I dolori alle ossa la costringono spesso a tornare in ospedale; il disgregarsi dell'anca e della mandibola sono dovuti all'eccesso di steroidi necessari a tenere sotto controllo il lupus.
Continua a scrivere racconti e, quando ce la fa, va in giro a fare conferenze.

Scopre di avere un tumore. L'operazione risveglia il lupus.
Tornata a casa, fino all'ultimo continuerà a correggere i suoi racconti.


LE SUE IDEE SULLA SCRITTURA

"Chiunque sia sopravvissuto alla propria infanzia, possiede materiale sufficiente per scrivere"...tuttavia l'abilità di creare la vita con le parole è un dono".

Secondo Flannery O' Connor nello scrivere un racconto non si tratta di esporre teorie ma di raccontare una storia concreta che riguarda una persona precisa in una situazione specifica.

L'artista osserva la realtà usando i sensi per cogliere il significato contenuto nelle cose.
Quando scrive un racconto, in un certo senso l'autore restituisce ciò che ha visto, ricreandolo.
Per far ciò deve rappresentare ciò che il protagonista vede, tocca, odora ecc. La narrativa è un'arte incarnatoria, non parla di personaggi, ma attraverso i personaggi e mira a scoprire il mistero di una personalità, inserita in un contesto sociale credibile e significativo.

Grande attenzione al reale dunque, al particolare concreto. Quanto più la storia forza i limiti della credibilità, tanto più convincente dev'essere l'ambientazione.
La scrittrice porta ad esempio il racconto La metamorfosi di Kafka: come è noto è la storia di un uomo che si sveglia un mattino trasformato in uno scarafaggio e tuttavia la situazione viene accettata dal lettore perché i particolari concreti sono assolutamente convincenti.
Qui non viene distorta la realtà, ma si ricorre alla distorsione per arrivare alla realtà.
Attenzione però. Il racconto è sempre un'interpretazione della realtà. La narrativa della O' Connor non mira ad un naturalismo fotocopia del reale, ma a cogliere il particolare essenziale, quello capace di esprimere il mistero di una personalità.

Per la O' Connor l'universo visibile è un riflesso di quello invisibile
Il reale è il territorio del dramma del bene e del male: a lei interessano le linee invisibili del movimento spirituale che portano un personaggio, inizialmente poco disposto, ad accettare la Grazia, la redenzione.

Ma prima che questo possa avvenire dev'essere descritto il peccato, il male in cui è immerso il protagonista. "E' il diavolo a gettare le basi affinché la grazia sia efficace". La O' Connor riteneva che in certi casi il peccato fosse una scorciatoia per avvicinarsi a Dio.

(A questo proposito può essere interessante un confronto col  libro di A.Yehoshua, Il potere terribile di una piccola colpa, in cui si parla  dell'evoluzione morale del personaggio nel corso della storia, come di un elemento essenziale della narrativa.)

Ma come può essere descritto in un racconto il mistero di una personalità e il suo aprirsi ad una dimensione diversa?
Usando particolari dotati di valore simbolico. 
Nel racconto Good Country People facciamo la conoscenza di una ragazza con una laurea in filosofia e una gamba di legno. Un giovane e sfacciato venditore di bibbie dall'improbabile nome fallico  fugge con la sua gamba di legno.
Già dall'inizio veniamo a sapere che la dottoressa è menomata non solo nel fisico ma anche nello spirito. Alla gamba di legno corrisponde una parte, anch'essa di legno, della sua anima.
Questo non viene mai detto chiaramente, ma col procedere della storia il lettore arriva da solo a collegare le due cose. Quando l'uomo la ruba, il lettore s'accorge che si è portato via una parte della personalità della ragazza. Il simbolo permette al racconto di agire in profondità, è un'immagine grazie alla quale lo scrittore esprime un altro livello di realtà.
In questo modo il racconto riesce a superare l'handicap della brevità.

Per ottenere lo stesso effetto si può anche usare un'azione particolare, un gesto giusto eppure inatteso, che ha un valore anagogico, capace di mostrare anch'esso un diverso livello di realtà contenuto nella situazione. 
Questa seconda possibilità è ben espressa nel racconto A Good Man is Hard to Find, in cui si narra di una famiglia di sei persone in viaggio per la Florida.
Durante il viaggio si imbattono nel Balordo, un galeotto evaso. Riconoscendo il criminale, la  nonna ne rivela stupidamente l'identità, segnando così il proprio destino e quello dell'intera famiglia.
Alla fine del racconto c'è un duello verbale fra la nonna, un'anziana signora mediocre e ipocrita, e il Balordo. Un criminale che, agli occhi della sua creatrice, è uno strumento della grazia divina, molto più in contatto con Cristo rispetto alla  nonna, con le sue credenze convenzionali.
 Qualcuno ha detto che questo assassino esprime un tratto ironico e aggressivo della stessa O' Connor.
L'elemento che fa funzionare il racconto in A Good Man... è l'agnizione da parte della Nonna che il Balordo è uno dei suoi figli. Essa si rende conto, pur con tutti i suoi limiti, di essere responsabile per l'uomo che ha dinanzi a sè.

Riguardo alle critiche circa l'impiego della violenza nella sua opera, la O' Connor rispondeva difendendo il diritto dell'autore a scegliere un aspetto negativo del mondo da ritrarre; la violenza è la situazione estrema che meglio mostra a ciascun personaggio chi è veramente, e lo prepara ad accettare la grazia.
Un problema analogo riguarda l'uso di personaggi anormali e poveracci: per il romanziere il povero è il simbolo della condizione di tutti gli uomini.
Secondo la O' Connor i veri peccati della narrativa sono la pornografia e il sentimentalismo.


RIFLESSIONI CRITICHE

 

La sua carriera letteraria fu una lotta contro il tempo. Usò la malattia, con le sue percezioni acutizzate, come un ausilio per interpretare il mondo: Non sono stata mai altrove che malata. In un certo senso la malattia è un luogo, più istruttivo di un lungo viaggio in Europa."

Riuscì a scrivere due romanzi: Wise Blood (La saggezza del sangue), e The Violent Bear It Away (Il cielo è dei violenti); di un terzo romanzo abbiamo un estratto pubblicato in forma di racconto col titolo Amore e rabbia (titolo originale Why Do the heathen Rage?). I romanzi le costarono una grandissima fatica, li amava e insieme li detestava per la fatica di scrivere e riscrivere.
Scrisse anche  due raccolte di racconti: A Good Man is Hard to Find and Other Stories, e Everything That Rises Must Converge. In confronto ai romanzi scrivere  racconti era un riposo. Inoltre le piaceva molto leggere e rileggere i suoi racconti, si sbellicava dalle risa mentre lo faceva.
Scrisse anche saggi di teoria letteraria: Mistery and Manners; e molte lettere di cui curò la raccolta,dopo la sua morte, Sally Fitzgerald col titolo The Habit of Being.

Interessanti i titoli dei suoi racconti: A Good Man Is Hard to Find è un modo di dire comune in certe zone, oltre che il titolo di un vecchio blues; alcuni sono sentenze bibliche; Everything That Rises Must Converge è ripreso da Teilhard de Chardin; The Life You Save May Be Your Own era un appello per la sicurezza stradale.
Mi vengono in mente Alice Munro e Raymond Carver, due autori che usano anch'essi titoli poco aulici, presi dal linguaggio comune e molto espressivi.

Flannery O'Connor scrive le sue prime storie  negli anni cinquanta, nel clima della Guerra Fredda. Mentre è ospite della colonia artistica di Yaddo scoppia uno scandalo: è un covo di comunisti! 
Per difendersi  dal totalitarismo sovietico gli Stati Uniti coniano la cultura di massa del consenso in cui  prosperità economica e osservanza religiosa sono indice della superiorità statunitense.

Flannery O' Connor è un'eccentrica scrittrice americana;  una moralista veemente, addirittura tendenziosa.
Secondo Marisa Caramella  i racconti della O'Connor riportano i lettori che hanno ricevuto un'educazione cattolica, ai tempi dell'adolescenza e dei primi dubbi sulla credibilità dei dogmi della Chiesa. 
La O' Connor era convinta che il fatto di scrivere dal punto di vista di una rigida ortodossia cristiana  non limitasse in alcun modo la sua libertà di scrittrice. Inoltre pensava che il giudizio morale dovesse essere implicito nell'atto della visione.

Protagonista dei suoi racconti è il mistero che interviene inatteso e imprevedibile a sconvolgere l'esistenza dei personaggi dei suoi racconti, svelando la caducità delle loro certezze e ponendoli di fronte all'eterna scelta dell'uomo tra aprire il proprio animo alla provocazione o rifiutare l'incontro con la possibilità donata di svelare il senso ultimo della vita. 

Il suo realismo affonda le radici in quel Sud che ha avuto in Faulkner il suo Eschilo. 
Amava il Sud perché la vita vi conservava ancora il sapore dell'Antico Testamento: i suoi profeti vagabondi, i negri,  la campagna, il Peccato, la Grazia, la Redenzione.
Tuttavia l'etichetta di "scrittrice del Sud" era quella che più la irritava. Secondo O' Connor lo scrittore di narrativa parla sempre del mondo intero, per limitato che sia il suo scenario.
Ma bisognava guardarsi dal colore locale.

E' nota l'ammirazione della scrittrice per Edgar Allan Poe, da cui forse ha tratto ispirazione per la sua scrittura grottesca, un miscuglio di comicità e di orrore in cui  la deformazione fisica e spirituale dei  personaggi è il mezzo estetico per provocare nel lettore un giudizio morale. 

I suoi primi racconti sono vivaci bozzetti. Presentano situazioni estreme: vite di poveri, bianchi o neri, del sud degli Stati Uniti,  in un linguaggio più crudo e attento al particolare realistico che non quello usato nei racconti della maturità, e con un consistente uso del vernacolo locale, che si perde nella traduzione italiana. 
Lo stile dei racconti non ha molto da invidiare alle due curatissime raccolte successive. 
Traspare da queste storie un vivo interesse per la questione razziale, trattata con un realismo non ancora mediato dalle convinzioni religiose che porteranno in seguito la scrittrice ad una visione del problema come parte di una condizione umana più complessa, non riducibile a pura conflittualità sociale. 

La sua prima raccolta di racconti, A Good Man is Hard to Find, viene pubblicata nel 1955. 
L'insufficienza e la presunzione della spiegazione razionale della realtà viene messa continuamente in discussione o addirittura  in ridicolo, attraverso  interventi dolorosi e traumatizzanti della grazia divina. Vedi ad esempio il racconto Gli storpi entreranno per primi.  
Gli elementi che sottolineano la componente misteriosa delle vicende, sono presi quasi sempre dal mondo della natura. E'  presente l'elemento religioso della Redenzione, della figura di Cristo.

I suoi personaggi vivono l'intervento divino come una violenza, un intervento distruttivo che sconvolge l'equilibrio del mondo umano. A tal punto che la visione religiosa che si ricava dai racconti è spesso opprimente. Ma il punto di vista della scrittrice è che morte, sofferenza, disordine sono i mezzi attraverso i quali un personaggio passa da una comprensione meschina e superficiale dell'esistenza, al mistero nel quale l'uomo vive e muore.

Nei racconti della seconda raccolta, di dieci anni posteriore: Everything That Rises Must converge, la tematica della O' Connor si evolve verso una concezione teologica più complessa: al dualismo delle storie precedenti, sempre risolto da epiloghi di morte-redenzione dei personaggi chiave, la scrittrice oppone una formula di risoluzione più sofisticata.
Come fa intendere il titolo originale, una frase di Teilhard de Chardin, la O' Connor ipotizza, insieme al filosofo cattolico, che l'evoluzione umana tenda a proseguire verso livelli di coscienza più alti, e che l'ultimo stadio di questo processo evolutivo sia la pura coscienza, l'Essere, Dio stesso, punto di convergenza di ogni contraddizione e dualismo,  il cosiddetto Punto Omega.  
La  O' Connor tuttavia sembra voler affermare  che proprio lo scatenarsi delle passioni umane, più che il tentativo di controllarle per mezzo della ragione, porti sulla via della salvezza. 
 Forse il peccato è una violenta scorciatoia per tornare a Dio.


 

OPERE IN EDIZIONE ITALIANA

Tutti i racconti, Bompiani 2001.

Sola a presidiare la fortezza (The Habit of Being. Letters), Einaudi.

La saggezza del sangue (The Wise Blood), Garzanti 2002 - è una riedizione con prefazione di Fernanda Pivano e postfazione di Luca Doninelli. (Il primo capitolo esiste anche come racconto autonomo, col titolo The Train; il terzo col titolo The  Peeler; il quinto col titolo The hearth of the Park; il dodicesimo Enoch and the Gorilla).

Il cielo è dei violenti (The Violent Bear It Away), Einaudi 1994. (Il primo capitolo esiste anche come racconto autonomo col titolo Non si può essere più poveri che da morti).

Nel territorio del diavolo. Sul mistero di scrivere (Mistery and Manners), a cura di Robert e Sally Fitzgerald, Minimum Fax 2003 euro 7,50. Alcuni degli scritti in esso contenuti e cioè: Natura e scopo della narrativa; Scrivere racconti; Insegnare letteratura; Sulla propria opera sono reperibili nel sito www.stasgawronski.it/.

ALCUNI SCRITTI SU FLANNERY O' CONNOR

Antonio Spadaro, La letteratura nel territorio del diavolo: la poetica di Flannery O' Connor (articolo reperibile nel sito   www.stasgawronski.it/).

Harold Bloom, Come si legge un libro e perché, Bur 2001 (vedi l'articolo Flannery O' Connor, pagg.56-60).

Pietro Citati, Ritratti di donne, Bur 2000 (vedi articolo Flannery O' Connor e il racconto, pagg.291-301).

Marisa Caramella, Introduzione a Flannery O' Connor, Tutti i racconti, Bompiani, 2001.

 

LINKS UTILI

www.littlebluelight.com/oconnormain.html

www.kirjasto.sci.fi/flannery.htm

www.gawomen.org/honorees/oconnorf.htm

www.theacademysite.org/connor.html

www.geocities.com/athens/3966/

 

    

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